Caso Froome, Petacchi: “Una bomba atomica sul ciclismo. Servono nuove regole, come minimo prenderà un anno…”
Alessandro Petacchi dubbioso riguardo la positività di Chris Froome. Forse il precedente più noto tra i positivi al salbutamolo è proprio quello dello spezzino, che nel 2007 fu trovato con una concentrazione di 1320 ng/ml nelle sue urine dopo aver vinto una tappa del Giro d’Italia. Una concentrazione che lo portò ad un lungo caso controverso, che si concluse sostanzialmente (non senza annesse polemiche) con una squalifica di un anno da parte del TAS di Losanna. Particolare interesse desta dunque la sua testimonianza, in particolare proprio riguardo la concentrazione dell’urina.
“Quando l’UCI mi contattò, mi mostrarono lo storico di tutti i miei controlli – spiega a VeloNews – Ogni controllo era diverso, non era mai uguale. Dipendeva da quanto prima del test lo avevi usato e da quanto la tua urina era concentrata. Più o meno usavo sempre la stessa dose, ma il risultato variava: 300, 400, 700, 500… Quella volta fu 1200, ma fu l’unica in cui la mia urina era così poco diluita. Penso questo sia l’unico modo in cui la cosa si possa giustificare“.
Un riferimento al suo caso specifico, per il quale racconta di non aver bevuto acqua dopo il traguardo andando subito sul podio e poi al controllo, senza essersi correttamente idratato, ma che potrebbe anche adattarsi al Keniano Bianco, in particolare se si pensa alle teorie emerse proprio un anno fa riguardo la disidratazione funzionale in voga al Team Sky. Ben consapevole delle conseguenze di questa positività, che non esita a definire come “una bomba atomica sul ciclismo“, l’ex velocista azzurro prende sostanzialmente le difese del vincitore della Vuelta.
“Non possiamo rovinare il ciclismo e tutto quello che Froome ha fatto in questi anni per un cavolo di puff di salbutamolo – aggiunge – Se avesse fatto qualcosa di sbagliato e di strano, ok, potrei accettarlo, dicendogli di starsene zitto, ma così… Non si può fare per un’inalatore…” Anche perché, secondo lo spezzino, i vantaggi son praticamente nulli, con la possibilità di usare altre terapie: “Mi son sentito meglio dopo aver cambiato trattamento. In ogni caso, non è che ti aiuta, lo prendi solo se stai male e ti riporta al tuo livello precedente, non migliora le prestazioni…”
Petacchi dunque si augura “per il bene del ciclismo, che tutto finisca bene e che possa continuare a correre”, sperando inoltre che questo nuovo caso porti anche a “nuove regole riguardo il salbutamolo“, sostanzialmente con l’interdizione totale all’utilizzo. “Il problema così sarebbe risolto”, aggiunge, consapevole di quanto una positività possa rovinarti la carriera visto che ritiene molto probabile che si arrivi ad una squalifica.
“Non penso che gli daranno giusto due mesi di squalifica – spiega – Come minimo sarà un anno. Ormai non ti danno più due mesi di questi tempi. Anche se penso che comunque poi andrà al TAS, ma stiamo già parlando del campione B, ha già fatto le controanalisi. Come potrà giustificare la cosa? Non puoi. Come potresti se ci sono già i campioni A e B a confermarlo?”
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